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Calderaio

In via del Commercio (chiamata successivamente via Margherita, oggi via delle Beccherie) erano numerose le botteghe dei calderai (‘quallaroll‘).

Essi lavoravano su un tipico sedile a tre piedi costituito da un robusto cavalletto di legno a forma di V capovolta, incastrato al centro con un lungo bastone di ferro che scendeva in obliquo sul pavimento: esso era sagomato da un lato, in modo da dare la forma alla base della pentola, conico dall’altro. Il bastone era fissato in modo che l’artigiano potesse lavorare sull’una o sull’altra estremità, a seconda che si accingesse a creare una caldaia, un braciere, un mestolo, un secchio, uno scaldino, un contenitore d’olio.

Le botteghe dei calderai risuonavano dei colpi ritmati e calibrati con cui le lastre di rame venivano battute usando mazzuole di legno o di ferro, per ricavarne manufatti indispensabili nella civiltà contadina.

Il calderaio, successivamente, spalmava all’interno dei recipienti creati, lo stagno liquido, affinchè non si ossidassero e potessero essere usati per la cottura dei cibi.

Questo artigiano portava la sua opera anche nell’uscio delle case, soprattutto quando si trattava di riparare, sempre con lo stagno, recipienti bucati: nella civiltà contadina non esisteva lo spreco, si cercava di recuperare tutto.

Oggi, nella piazzetta di via delle Beccherie, c’è la statua in bronzo del ‘calderaio’ (realizzata dall’artista materano Nicola Morelli) a ricordare l’intensa attività svolta sul posto da tali artigiani.

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Calderaio27

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