Nell’era digitale essere informati sembra un gioco: in tempo quasi reale sappiamo quanto accade in ogni angolo del mondo, anche quello più sperduto.
– Che fortuna! – commentavamo all’inizio di questa rivoluzione – Finalmente potremo sapere tutto e farci un’idea precisa delle dinamiche sociali, politiche, finanziarie che determinano il destino di tutti noi; sarà più facile farsi un’opinione esatta sui vari eventi e, di conseguenza, comprendere in quale ambito di impegno sociale schierarsi! –
Capita, poi, di scoprire che molte “verità” su fatti storici più o meno recenti tali non erano, in quanto manipolate fin dall’inizio; capita di leggere versioni esattamente contrapposte sugli stessi fatti e di riconoscere la propria impotenza verso la possibilità di ristabilire la chiarezza, perché la “vera verità” rimarrà sempre preclusa a noi comuni mortali; capita di leggere molti giornali cartacei e online ormai col sorriso sulla bocca: ne conosciamo matrice ed orientamento; sorvoliamo sui media e stendiamo un velo pietoso sui social i cui post scorriamo freneticamente solo per riempire minuti vuoti, consapevoli che vi troveremo di tutto. Che grande paradosso!
L’informazione è diventata, così, una melassa appiccicosa in grado di disinformare, confondere le idee, disorientare e impedire il formarsi di una sana coscienza sociale e politica nonché l’acquisizione di una corretta conoscenza di quei fatti storici che hanno determinato il presente. Non ci fidiamo più dei libri di Storia, di resoconti giornalistici, di indagini condotte magari anche da professionisti dell’informazione seri e deontologicamente trasparenti. Ecco, diffidenza diffusa, con conseguenti cinismo e paralisi nell’impegno sociale.
Ci ritorna in mente, a questo punto, la figura del banditore che, in passato, si occupava proprio della comunicazione: girava per le strade della città, segnalava la sua presenza con uno squillo di tromba e, una volta assicuratasi l’attenzione dei cittadini, leggeva ad alta voce le disposizioni delle autorità o informava in merito ad eventi particolari (vendite, spettacoli, fiere…) che andavano a movimentare il ritmo consueto della vita quotidiana. Gli eventi o i provvedimenti da lui annunciati erano tutti verificabili direttamente e, magari, potenzialmente contestabili. D’accordo, non si sapeva quanto accadeva al di fuori del proprio territorio, ma si aveva la possibilità di tenere sotto controllo la realtà sociale in cui si era immersi, sia pure soltanto in ambito conoscitivo, ma senza l’esclusione della partecipazione e dell’impegno, commisurati al coraggio ed alla voglia effettiva di cambiare/migliorare qualcosa.
Allora, per favore, stop alla valanga di notizie (saranno vere, false, distorte? Chi lo sa!): a questo punto ridateci una nuova figura di banditore che diffonda quattro informazioni concrete, soprattutto verificabili nella loro veridicità e, magari, prontamente contestabili se ce ne fosse la necessità.