Il conciapiatti (cunza piott) era un artigiano ambulante esperto nel riparare gli ombrelli e nel ricucire gli oggetti di terracotta rotti. Annunciava il proprio arrivo con una cantilena simile ad un lamento e, quando le donne lo attorniavano con il vasellame che si rompeva con estrema facilità durante le file alla fontana o nell’uso quotidiano, si metteva all’opera.
Con un trapano a corda rudimentale forava i cocci, quindi dava i punti con il ferro filato; infine tutta la cucitura veniva ricoperta con cemento, affinchè i recipienti fossero a tenuta stagna. Quando non esisteva il cemento si preparava un impasto di cenere, gusci di uova schiacciati e acqua.
Il conciapiatti era, inoltre, lo spauracchio dei bambini: quando erano particolarmente vivaci ed irrequieti, o la sera della Epifania, per indurli ad andare a letto più presto e poter sistemare i poveri doni accanto al loro letto, li si minacciava di far loro cucire la bocca dall’artigiano in questione; a volte anche i mariti, scherzosamente, minacciavano le mogli in tal senso.