La sartoria era una bottega un po’ speciale, infatti era frequentata dai cittadini più benestanti. Farsi cucire un abito dal sarto era un lusso che i contadini potevano concedersi pochissime volte nella vita: frequentemente sul letto di morte indossavano l’abito del giorno del matrimonio. Di conseguenza le contadine si industriavano nell’adattare gli indumenti dei figli maggiori ai più piccoli, diventando abili nel modificarli, accorciarli, rivoltarli
Sul largo tavolo a due cassetti del sarto, accanto agli attrezzi per mettere in forma i cappelli e per preparare i bottoni imbottiti, erano sempre presenti spilli, squadre di legno, forbici di varie dimensioni, gessi per riportare i modelli sulle stoffe ed ancora ditali, aghi, riviste di moda; nel retrobottega vari tipi di ferro da stiro, stoffe, manichini, paraventi dietro cui provare gli abiti.
Fra tutti gli arredi spiccava la macchina per cucire che, dapprima usata con riluttanza, aveva progressivamente affermato il suo ruolo di strumento indispensabile e fondamentale per la produzione dei vari manufatti. Specchi, poltrone, attaccapanni e scaffali completavano l’arredamento di questa bottega.